L'aperitivo: convivialità non sempre salutare

L'aperitivo: quel momento in cui, lasciata alle spalle la giornata lavorativa, ci si incontra con gli amici.

Confesso, ne ho fatti pochi di aperitivi nella mia vita, un po' perché bevo pochissimo alcol, e l'alcol è uno dei punti cardine dell'aperitivo, e un po' perché dalle mie parti, forse non so scegliere i locali giusti, sono sempre le stesse pietanze (che potrei benissimo prepararmi a casa da sola): patatine fritte del sacchetto, la pizza del panettiere, la focaccia, i grissini, qualche nocciolina e riso o farro o orzo in insalata, conditi con molto olio di tipologia sconosciuta e con olive, formaggiogiardiniera sotto aceto, würstel o prosciutto cotto. Oppure pasta fredda, affettati e salumi. Ecco, questi sono i ricordi relativi al cibo dei miei aperitivi. 

Almeno la compagnia era quella giusta, fortunatamente. 

E se la compagnia non era pesante, lo stesso non si può dire dell'aperitivo. Un aperitivo di questo genere può superare le 700 Kcal, cioè le calorie da assumere per cena. Se vi ritrovate in un bar che vi offre questo genere di aperitivo, consumatelo pure, ma vi consiglio di non cenare una volta a casa. A meno che decidiate di non mangiarlo. O di fare dietrofront ed uscire dal locale. 

Mi rendo conto che l'aperitivo si svolge intorno alle 18.30 e c'è chi è abituato a mangiare alle 21.00. Il cenante delle 21.00 chissà con che vuoto allo stomaco crederà di arrivare a quell'ora. Solo che mangiando ancora sarebbe alla sua seconda cena. Il nostro amico poi andrà a letto e...boom...si ritroverà ad aver ingurgitato solo calorie in eccesso che non brucerà mai. E che si accumuleranno. E se l'aperitivo unito alla cena sono suoi beni irrinunciabile, a lungo andare si troverà con la salute compromessa. Sovrappeso, obesità, problemi cardiocircolatori...nulla di buono insomma.

Foto di Camille Brodard da Unsplash

Potreste pensare che quello che sto per scrivere sia un'eresia, rovinerebbe il senso dell'aperitivo, quel momento di stacco e di piacere. Ma datemi retta, soprattutto se l'aperitivo non è un'occasione e se in seguito cenate. Scegliete le verdure, quelle grigliate ci sono spesso, oppure verdure crude, come i pomodorini magari affiancati alla mozzarella, oppure delicatamente posti su del pane, preferibilmente integrale, a mo' di bruschetta. Alcuni locali offrono salse allo yogurt, legumi probabilmente in formato hummus, sempre da spalmare sul pane. E al posto di salame, coppa, mortadella o pancetta, scegliete il prosciutto cotto, il crudo o la bresaola. Andateci piano però. 

E poi...quanto sarebbe interessante trovare le patate al forno al posto delle patatine fritte del sacchetto? Per me sarebbe una libidine.

Finiamo con la ragione numero uno che spinge spesso i giovani, ma non solo, a fare aperitivo: l'alcol. L'alcol a stomaco vuoto lo dovete evitare come evitereste il vostro capo quando siete in ritardo con una scadenza. Semplicemente perché ci darebbe alla testa molto prima. Sapete che l'alcol conferisce 7 Kcal per ogni grammo che consumiamo? Solo i grassi ne danno di più, e non di tanto. Con la differenza che alcuni grassi, come quelli vegetali (olio di oliva o di semi per esempio) contengono grassi buoni e componenti benefiche come la Vitamina E. Tra l'altro, l'alcol è riconosciuto come tossico dal nostro organismo e ci conferisce solo energia senza nutrirci veramente. 

Sentite l'esigenza di bere qualcosa di alcolico? Allora meglio vino o birra (senza eccedere), piuttosto che un drink contenente un mix di superalcolici e bevande zuccherine.

So che alcuni locali iniziano a servire centrifugati, frullati ed estratti di frutta e verdura. Sicuramente più sani dell'alcol, ma che in pochi di noi credo siano pronti all'idea di voler consumare. Uno smoothie mela e spinaci vi va? Apriamo uno spiraglio di positività. Se, e dico se, l'aperitivo è un'occasione saltuaria, una volta la settimana o meno, allora anche un drink alcolico può andare bene. Se è l'abitudine fissa di più giorni alla settimana inizierei a pensare a delle bevande alternative, magari un drink analcolico, perché no? 

Chicca finale richiesta da Instagram. L'aperitivo non ce lo siano inventati noi del XXI secolo, ma già Ippocrate ne faceva uso, ma per scopi medici. Utilizzava una bevanda amara che apriva lo stomaco (aperitivus significa "che apre") dei suoi pazienti inappetenti. Infatti il gusto amaro invoglia a mangiare più del gusto dolce. E se ci pensiamo bene, il drink di accompagnamento ad un tipico aperitivo non è certamente dolce.

Solo in seguito l'aperitivo si trasformò da un momento di cura ad un momento di convivialità. Più precisamente a Torino alla fine del 1700. In una bottega di liquori, il gestore Antonio Benedetto Carpano ideò il Vermouth, vino amarognolo che divenne l'aperitivo ufficiale della corte di Vittorio Emanuele II, vino che assaporava prima di mettersi a tavola (attenzione, ora sappiamo che non si fa!). 

E da buon influencer dell'epoca, Vittorio Emanuele II fece del Vermouth il protagonista di serate accompagnato da stuzzichini tipici torinesi. Il successo piemontese si diffuse in tutta Italia, creando i primi concorrenti del Vermouth, dall'Amaro Ramazzotti al Bitter, passando per il Negroni fino a giungere al Prosecco, tutti caratterizzati dalla medesima nota amara in grado di aprire al cibo. E a farci esagerare.

E voi, fate aperitivo? Raccontatemi un po' le vostre esperienze!

Commenti

  1. Ciao, ne faccio pochi di aperitivi, mi é capitato di trovarmi, in qualche bar, prima di cena, magari per bere un crodino o un san bitter e insieme a questi, il barista ti porta anche qualche salatino o noccioline. Ti garantisco che faccio fatica a non mangiarne, lo stomaco magari é vuoto da qualche ora e questi prodotti sono irresistibili. A questo punto posso dire: menomale che ne faccio pochi. Però l'aperitivo mette allegria, soprattutto se assunto con amici e parenti. Magari farne pochi ma in buona compagnia

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    1. Sicuramente pochi e in buona compagnia è la combinazione vincente!

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